Dal Cubismo al Classicismo è un libro in cui Gino Severini (1883-1966) esplora il suo cammino artistico dal Cubismo al Classicismo. Severini lo ha scritto nel 1920 in lingua francese, visto che ha vissuto a Parigi per la maggior parte della sua vita.
Prima di visitare Cortona, sua città natale, non conoscevo molto di Severini, mi ricordavo solo dei suoi lavori futuristi. Infatti, una volta trasferitosi a Parigi, Severini entrò a far parte del movimento Futurista fondato da Filippo Tommaso Marinetti.
Tuttavia, nel dopoguerra, Severini si distaccò dal Futurismo per studiare e mettere in pratica i canoni classici di composizione pittorica. Questa parte della sua produzione pittorica mi era completamente sconosciuta, e questo cambio di rotta mi ha da prima stupito e poi incuriosito. Da qui è scaturito l'acquisto e lo studio del libro 'Dal Cubismo al Classicismo'.
In questo articolo mi soffermo sull'analisi del quadro Maternità del 1920 che l'autore descrive con queste parole:
Prima di tutto ho scelto come dominante la perpendicolare all’ipotenusa di uno dei triangoli rettangoli, e lungo questa dominante ho collocato il braccio della bambina. Poi l’ho ripetuta col braccio della madre e l’ho continuata e ripresa in vari punti del quadro, non scelti a caso. Una direzione o una linea non vanno mai messe sulla tela col sentimento, ma sempre secondo un preciso rapporto numerico o geometrico. Questa dominante è inclinata di 55 gradi rispetto alla perpendicolare della tela. Per cominciare a creare dei contrasti, le ho contrapposto una linea spostata di 70 gradi, che forma la veste della bambina. È un contrasto d’intervallo medio. Se avessi voluto un contrasto massimo avrei aperto l’angolo a 90 gradi, ma l’effetto sarebbe stato meno gradevole. Le pieghe della veste della bambina sottolineano l’angolo di 70 gradi, creando angoli simili o a piccoli intervalli. Le linee che formano questi angoli sono sempre a una distanza proporzionale tra loro. Inoltre anche la spalla sinistra della madre contrasta con la dominante, formandoun angolo di 90 gradi. Le pieghe del corpetto sono poste sempre regolarmente a intervalli proporzionali, di circa 1/72. Queste pieghe formano vari angoli che modulano il contrasto principale, proprio come avverrebbe modulando un rosso con arancioni e gialli (o all'opposto con viola e blu), oppure passando dal nero al grigio al bianco e viceversa. Per collocare la tenda, ho diviso il lato superiore della tela secondo la «sezione aurea», e ho fatto sì che la larghezza della finestra fosse media proporzionale tra il segmento minore e quello maggiore. La composizione non è simmetrica, ma euritmica; c’è un centro di simmetria, ma ce ne potrebbero essere diversi nello stesso quadro. Questo principio, che è basilare e uno dei più semplici, si può applicare in molti modi, a seconda dei triangoli e della loro posizione sulla tela.
Nell'immagine qui sopra ho segnato le linee costruttive principali dell'opera come indicate da Severini e le lettere come riferimento ai segmenti che entrano in gioco nella sezione aurea: (AB:BC=BC:AC).